Un altro cavallo è morto sulle strade di Roma

Si chiamava Birillo e, come tutti i birilli, prima o poi era destinato a cadere. Ci sono tanti, troppi Birillo a Roma, impiegati in un lavoro che non possono fare se non rischiando gravi lesioni o la morte. Sono i cavalli di quelle che i romani chiamano "botticelle", le caratteristiche carrozzelle trainate da cavalli, tanto amate dai turisti della capitale, ignari della sorte riservata a questi animali.




L'incidente occorso la scorsa estate a un'altra botticella, dove il cavallo è morto e il vetturino c'è mancato poco, non ha insegnato niente all'amministrazione capitolina, anzi il sindaco Alemanno ha liquidato la morte di Birillo come un banale incidente sul quale non si devono fare speculazioni.


Per chi non avesse seguito la vicenda è accaduto che, pochi giorni fa, la botticella numero 104, trainata da un cavallo baio di 18 anni chiamato Birillo, è stata sfiorata da un rumoroso camion. Il cavallo si è spaventato per il passaggio, si è imbizzarrito ed è scivolato riportando una frattura della tibia.

Al veterinario, chiamato per prestare soccorso al cavallo, non è rimasto che il pietoso atto dell'eutanasia. effettuata lì, sul posto, davanti a un folto capannello di gente curiosa, ma anche commossa nel vedere una scena drammatica che si è poi protratta con l'arrivo del carro che ha sollevato il povero animale per portarlo all'inceneritore.

La dichiarazione del sindaco è stata inopportuna per la sua leggerezza. Quella di Birillo è un'altra morte annunciata e non un banale incidente e se non si metteranno regole severissime su questa "tradizione" romana, di banali incidenti il sindaco Alemanno ne vedrà diversi altri. Scrivevo qualche anno fa: "Che razza di città sarebbe Roma senza le sue folcloristiche botticelle? Sarebbe Roma con qualche punto di civiltà in più."

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