Morta la trans Brenda, si indaga per omicidio

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Tommy.74
00sabato 21 novembre 2009 11:59
Implicata in vicenda Marrazzo. Il mistero del pc




ROMA - E' l'omicidio la tesi piu' probabile dietro la morte della trans Brenda. A questa prima conclusione sono arrivati gli inquirenti romani dopo i primi accertamenti ma al riguardo c'é molto riserbo.

Di sicuro Brenda, il cui vero nome era Wendell Mendes Paes, era viva alle 2.30 della scorsa notte. E' una delle poche certezze in mano agli investigatori, dopo aver sentito il tassista che ha portato a casa la trans dalla zona dell'Acqua Acetosa, dove aveva battuto, fino a casa, in via dei Due Ponti, dove poi è stata trovata carbonizzata. L'uomo ha anche raccontato che la trans, quando è rientrata a casa, era da sola.

L'autopsia su Brenda, che si svolgerà tra domani e lunedì prossimo, e gli esami tossicologici potranno fornire un quadro più chiaro. Allo stato il procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo ed il sostituto Rodolfo Sabelli esaminano gli elementi acquisiti in una scena che gli inquirenti stessi definiscono "equivoca": il computer nel lavandino, le fiamme che avevano distrutto solo un borsone, il condizionatore e parte del materesso, Brenda riversa in terra, completamente nuda. Inoltre il portone d'ingresso era chiuso con una mandata, e non sono state trovate tracce visibili di colluttazione e di altre presenze in casa. Non ci sarebbero inoltre farmaci o barbiturici. Comunque i magistrati torneranno nel piccolo monolocale per ulteriori controlli.

Se chi ha messo il computer di Brenda sotto il getto d'acqua del lavandino lo ha fatto sperando di distruggerne la memoria, ha probabilmente commesso un errore. Perché anche se bagnato, sottolineano fonti investigative, è possibile recuperare il contenuto dell'hard disk: ed è quello che gli esperti faranno nei prossimi giorni, quando la procura avrà deciso chi dovrà eseguire i rilievi tecnici.

Gli inquirenti, preso atto delle testimonianze in base alle quali Brenda non avrebbe voluto sparire, né suicidarsi ("aveva paura della vita - ha detto qualcuno - non della vicenda in cui era finita") hanno già disposto una consulenza tecnica sul computer per verificarne il contenuto.

Parallelamente i pm stanno ora valutando sotto un'altra veste la fine di Gianguarino Cafasso, il pusher dei transessuali che gravitano nella zona di via Gradoli, morto all'inizio di settembre per un'overdose. A piazzale Clodio sono attesi per i prossimi giorni gli esiti finali degli accertamenti autoptici e non è escluso che anche per quel decesso si possa configurare un'ipotesi omicidiaria.

I pompieri erano stati chiamati per un incendio che si stava sviluppando all'interno delle cantine di una palazzina in via Due Ponti alle alle 4:16 della notte scorsa. Arrivati sul posto alle 4:33 hanno trovato il corpo della viado ormai carbonizzato all'interno del suo appartamento.

"L'hanno ammazzata, non so chi. Stava male psicologicamente, voleva tornare in Brasile: ora devono trovare chi ha fatto tutto questo". A parlare, visibilmente scossa, e' Barbara, un transessuale brasiliano amico di Brenda. "Ieri con Brenda ci siamo incontrati in un parcheggio, abbiamo bevuto un bicchiere di Ballantynés, poi lo abbiamo lasciato in casa a vedere la televisione", dice Barbara. Il trans brasiliano ha affermato inoltre che "né Polizia né Carabinieri hanno fatto nulla" spiegando che "tutti i trans che abitano in questa zona sono a rischio di morte, abbiamo molta paura dei romeni".

Brenda era stata coinvolta il 9 novembre scorso in una rissa con alcuni stranieri dell'est Europa avvenuta in una strada della zona Cassia. Brenda fu trovata in terra con alcune escoriazioni e in forte stato di alterazione emotiva da una pattuglia dei carabinieri chiamata da un passante. La transessuale, che urlava frasi sconnesse ed era ubriaca, denunciò di essere stata derubata di borsa e cellulare.

NATALIE: NON HO PAURA, FORSE IN PC BRENDA SECONDO VIDEO
"Sono tranquilla. Non ho paura perché non ho fatto nulla". Lo ha affermato il transessuale Natalì, coinvolto nella vicenda Marrazzo, lasciando la sua abitazione in via Gradoli a Roma. "Non ero amica di Brenda - ha aggiunto - non l'ho mai conosciuta. Non so se l'hanno uccisa". A chi gli chiedeva se stesse andando in questura, la trans ha risposto: "no. Mi sto recando dal mio avvocato". Se credo al suicidio di Brenda? Non lo so. Se è successo quello che è successo a lei, può darsi che sia perché ha fatto qualcosa. Io non posso dirlo. Nessuno sa la verità e io non posso dire una cosa che non so".

E' quanto ha affermato il transessuale Natalie nel corso di un'intervista al Tg2 delle 13 in merito alla morte del viado coinvolto nel caso Marrazzo. "Può darsi che si è ammazzata, può darsi che qualcuno... - si è interrotta - Ma questa non è una cosa che mi riguarda, io non c'entro niente, bisogna vedere la perizia". Alla domanda di un giornalista se avesse visto o meno il secondo video di Marrazzo, Natalie ha risposto di no: "Non l'ho visto, sono cose che si dicono in giro, però nessuno sa la verità. Se il secondo video era sul computer di Brenda? Dicono di sì". Due morti però sono una cosa un po' strana, le suggerisce il giornalista: "Strano è strano - ha aggiunto - però io non posso dire... Non è che ho rapporti di amicizia con quelli... che abitano là sopra, sono di qua, conosco qualche mia compaesana. Mi dispiace veramente perché quello che è successo non si augura a nessuno. Io non ho amicizia con lei, la conosco perché è mia compaesana. Se lei si ubriaca come hanno detto la prima volta i giornali quando la polizia l'ha presa è una sua cosa privata. Se lei si droga o se lei è malata sono cose sue. A me non me ne frega - ha concluso allontanandosi dalle telecamere - A me importa di me stessa".

Fonte [SM=g8862] [SM=g10432]
Tommy.74
00sabato 21 novembre 2009 12:12
Lo sfogo di Marrazzo: «È colpa mia, hanno distrutto me e fatto morire lei»
L’ex governatore chiuso in monastero: «Allora è vero che c’è un complotto»




ROMA - «E’ colpa mia, è colpa mia. Dopo aver distrutto me, hanno fatto morire anche lei. Non è possibile, non è giusto, non doveva andare così. Perdonatemi per il male che ho fatto a tutti quanti. Non volevo. Ho sbagliato, ho commesso tanti errori, ma non doveva finire così...»: Piero Marrazzo è ricaduto nella disperazione ieri mattina, quando ha saputo della morte di Brenda. Pensava di aver già affrontato i giorni più duri: quelli dello scandalo, della vergogna, delle difficilissime confessioni alla famiglia, dell’uscita di scena dalla politica a testa bassa. Pensava di essersi lasciato alle spalle i momenti peggiori.
Invece adesso è stato costretto a fare i conti con altro e nuovo dolore. Con nuovi struggenti sensi di colpa. E con la paura. L’ex governatore è ancora nell’abbazia di Montecassino, nel Sud del Lazio. Lascia il si lenzioso monastero solo per venire a Roma per le sedute di psicoterapia. Gli altri gior ni, fra celle e confessionali, scorrono tutti uguali, scanditi dalle regole dei religiosi che gli danno ospitalità: otto ore di preghie ra. Dall’alba al tramonto. Terapia spirituale, la chiamano. Pre ghiera e meditazio ne. Dalle lodi del mattino, ai vespri della sera. E poi passeggiate. Lettu re. Pasti leggeri con i monaci. Qual che contatto solo con la famiglia. Con gli amici più stretti. Con l’avvo cato. Per il resto se ne sta lì, lontano dal mondo. Al ripa ro dai giornalisti che da settimane lo cercano. Ieri pe rò, poco dopo il raccoglimento mattutino nella cappella minore dell’abbazia, è arriva ta la telefonata maledetta: «Piero, siediti e cerca di stare tranquillo. È successo qualco sa di brutto...». La notizia che ha sconvolto il giornalista. «Se non ci fosse stato tutto questo clamo re intorno a me, se non fosse venuta fuori questa vicenda, se non avessi coinvolto tut te queste persone in questa storia, forse Brenda sarebbe ancora viva», si è sfogato l’ex governatore, con la voce strozzata dalle lacrime. «Allora è vero che c’è un complot to, è vero che dietro c’è qualcosa di grosso. Dio mio che ho combinato, perdonatemi vi prego. Non volevo coinvolgere la mia fami glia, non volevo far soffrire nessuno...», ha aggiunto.

«Perché prendersela con Brenda? Perché deve soffrire così tanta gente?», ha continuato a chiedersi. E così, oltre al dolo re per la morte del trans, adesso si è affac ciata la paura. Non quella del ricatto di qual che carabiniere farabutto in cerca di facili guadagni. La paura di qualcosa di ben peg giore. Troppi misteri. Troppi sospetti. Troppe cose che non tornano. Del resto, come ha sottolineato Luca Petrucci, l’avvocato che segue Marrazzo, quanto accaduto «è in­quietante, è una svolta davvero inquietan te. Non posso pensare che la settimana scorsa questa persona è stata aggredita e ra pinata e poco dopo è morta. Vanno appro fondite le cause, bisogna capire che cosa c’è dietro, anche se non ho alcun elemento per aggiungere qualcosa in più». Secondo Petrucci in ogni caso sarebbe giusto «met tere sotto protezione Natalie», l’altro trans coinvolto nella vicenda. E ancora: «A que sto punto temo per l’incolumità di Marraz zo. Chiedo e spero che non gli venga tolta la scorta». Il mistero della morte di Brenda fa dun que paura. Terrorizza l’ex governatore. «Pie ro è preoccupatissimo non tanto per sé, quanto per quello che potrebbe capitare al la famiglia», racconta uno dei suoi amici, «teme che ci sia qualche giro molto più grande e pericoloso di quanto avesse imma ginato all’inizio. E ha paura che qualcuno possa fare altro male alle persone a lui ca re ».

La procura starebbe valutando l’ipotesi di mettere sotto sorveglianza anche la fami­glia di Marrazzo, la moglie e la figlia. In real tà già erano stati predisposti fin dalle scorse setti mane dei «passag gi frequenti» di pattuglie dei cara binieri e della po lizia nei pressi del l’abitazione. Misu ra precauzionale. Dopo i nuovi svi luppi, però, si pensa a controlli più stringenti, al meno fino a quan do non verrà fatta piena luce sulla morte di Brenda. Marrazzo, appe na saputo dei drammatici svi luppi della vicen da, dopo il primo momento di scon forto, ha pensato di lasciare il ritiro spirituale. «Come faccio a stare tran quillo con tutto quello che sta succedendo? Come posso sta re qui? Devo tornare a casa, devo stare vici no alla mia famiglia, devo proteggerla. Sen za volerlo li ho comunque coinvolti in tut to questo, devo fare qualcosa», ha ripetuto l’ex governatore confidandosi con le perso ne più vicine. Ma poi lo hanno convinto a restare fra i monaci. Per andare avanti con la terapia spirituale. Ha provato a rilanciare chiedendo di essere raggiunto dalla moglie Roberta e dalla figlia. «Non è possibile. E per loro non sarebbe un bene», gli hanno risposto.

Fonte
[SM=g8862] [SM=g11488] [SM=g10432]

Tommy.74
00mercoledì 25 novembre 2009 19:51
Brenda, l'enigma del computer
Estrapolati solo in parte. La verita' di Natalì



ROMA - Sono 60 mila i file, tra visibili e cancellati, presenti nel computer di Brenda, la transessuale testimone nell'inchiesta sul caso Marrazzo trovata morta il 20 novembre scorso per asfissia da fumo nel suo monolocale di via Due Ponti, a Roma.

I consulenti tecnici nominati dalla procura stanno completando la scansione dell'hard-disk del pc: al momento è stato recuperato il 16 per cento del contenuto, e tra oggi pomeriggio e domani il procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo ed il sostituto Rodolfo Sabelli saranno aggiornati su quanto trovato. Stamattina inquirenti ed investigatori hanno compiuto un nuovo sopralluogo nell'abitazione di Brenda alla ricerca di ulteriori elementi utili per la ricostruzione delle modalità culminate nella morte della trans.

Prossimamente sarà risentita in procura la trans China, che nel programma "Porta a Porta" di qualche giorno fa ha parlato di circa 30 mila euro consegnati a Brenda dall'ex presidente della Regione Lazio. Circostanza, quest'ultima, non riferita quando fu sentita la prima volta dopo la morte della collega, ed amica del cuore, brasiliana.

LA VERSIONE DELLA TRANS NATALI': MARRAZZO NON DROGATO E IGNARO RICATTO
La sua lunga e affettuosa amicizia con Piero Marrazzo ("lo conosco dal 2001, ci raccontavamo le nostre cose"), la morte di Brenda ("altri potevano volerla morta, perché quando si ubriacava rapinava i clienti e chiedeva soldi ai trans") ma soprattutto quel 3 luglio in cui fu sorpresa con l'ex presidente della Regione Lazio: la trans Natalì, uno dei personaggi principali dell'affaire Marrazzo ha raccontato ieri sera a Porta a Porta la sua versione della vicenda.

Con diversi punti fermi: "Marrazzo non sapeva del ricatto, e quella sera Cafasso non c'era: c'erano solo due carabinieri in borghese". "Marrazzo - ha raccontato Natalì al programma di Bruno Vespa - non ha mai portato né mi ha chiesto di portare droga. Non so cosa succedesse con gli altri, ma sapeva che io non mi drogo e che la droga non mi piace". Natalì ha poi ricostruito come nella vicenda siano entrati i trans Brenda e Michelle: li aveva conosciuti, secondo la brasiliana, nel marzo scorso.

Avevano fatto delle foto e Marrazzo aveva chiesto loro di cancellarle. Trentamila euro? Sono troppi: i trans tendono a esagerare e Piero non sapeva del ricatto perché riteneva che le foto fossero state cancellate. Ma non ne aveva la assoluta certezza". Poi, davanti alle telecamere, ha raccontato di quel 3 luglio: dopo il blitz, ha spiegato, nel corso del quale 2 volte è stata chiusa sul balcone senza la possibilità di veder nulla, Marrazzo l'ha richiamata a casa sua: non sapeva del filmato e mi ha chiesto di non dire a nessuno ciò che era successo". Natalì ha inoltre affermato di aver visto il filmato, anche se può rivelarne solo alcune parti: "all'inizio - ha raccontato - ci sono io che apro la porta e dico di essere impegnata, poi vengo buttata su un divano e portata sul balcone. La droga sul piatto con il tesserino? Secondo me era un montaggio: all'inizio si vede solo il tavolino con i soldi. Non ho messo io la cocaina lì, tanto è vero che Marrazzo se ne è reso conto solo quando i carabinieri se ne sono andati".

Alla puntata hanno partecipato anche l'avvocato di Marrazzo, Luca Petrucci, che ha ritenuto "verosimile" la storia di Natalì, l'ex parlamentare Vladimir Luxuria e, tra gli altri il vicepresidente della Camera Maurizio Lupi: "da questa vicenda - ha affermato - emerge uno spaccato clamoroso, che coinvolge persone clandestine. Bisogna aggredire la situazione coinvolgendo i conniventi. Perché - ha chiesto - nessuno interviene?".

Fonte [SM=g8862] [SM=g8862] [SM=g10253] [SM=g10432]
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