Ischia (isola)

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Tommy.74
00lunedì 13 aprile 2009 16:09


L'isola d'Ischia è un'isola del Mar Tirreno, posta all'estremità settentrionale del golfo di Napoli e a poca distanza dalle isole di Procida e Vivara. Appartiene al gruppo delle isole flegree. Con i suoi 61.008 abitanti [1] è la terza più popolosa isola italiana, dopo Sicilia e Sardegna.



Dalla forma vagamente trapezoidale, l'isola dista 17,5 miglia da Napoli, è larga 10 km da est a ovest e 7 da nord a sud, ha una linea costiera di 34 km e una superificie di circa 46,3 km².

Il rilievo più elevato è rappresentato dal monte Epomeo, alto 787 metri e situato nel centro dell'isola. Quest'ultimo non è un vulcano ma il risultato del sollevamento di rocce vulcaniche avvenuto negli ultimi 30.000 anni. L'attività vulcanica ad Ischia è stata generalmente caratterizzata da eruzioni non molto consistenti e a grande distanza di tempo. Dopo le eruzioni in epoca greca e romana, l'ultima è avvenuta nel 1301 nel settore orientale dell'isola con una breve colata (Arso) giunta fino al mare.

La gran parte del suo litorale è compreso nell'area naturale marina protetta Regno di Nettuno.



Dal punto di vista geologico, l'isola di Ischia ha carattere vulcanico, formatasi in seguito ad eruzioni diverse succedutesi nel giro di circa 150.000 anni. Le parti più antiche dell'isola si riconoscono nei bordi delle coste meridionali (Punta Imperatore, Capo Negro, Punta Chiarito, Punta Sant'Angelo, Punta della Signora, Capo Grosso, Punta San Pancrazio, Punta della Cannuccia, Monte di Vezzi, Scarrupata di Barano) databili fra i 147.000 e i 100.000 anni fa (A.F.). Unica eccezione a settentrione l'abbiamo in Monte Vico che rientra nelle stesse formazioni ed epoche.

Si è avuta quindi nella parte centrale dell'isola la formazione del Monte Epomeo, monte caratterizzato dai tufi verdi, risalente a circa 55.000 anni fa.
Seguono quindi verso Sud-Ovest le formazioni di Citara (33000 anni fa), Scarrupo di Panza (tra 29.000 e 24.000 anni fa), Faro di Punta Imperatore (19.000 anni fa) e Campotese. Successivamente l'attività vulcanica si è spostata a Nord-Ovest, con i giganteschi effluvi di Zaro e Marecoppo risalenti a 6.000 anni fa, che, a ridosso di Lacco Ameno, delimitano la Valle di San Montano.
Intorno al 5.000 anni fa, sul lato opposto, a Sud-Est, si è formato il Piano Liguori.



La particolare formazione a cono dell'isola d'Ischia con il Monte Epomeo al centro e la posizione geografica dell'isola nel Mar Tirreno centrale favoriscono un clima mite anche nei periodi invernali con frequenti cambi climatici, a volte anche nella stessa giornata. A Casamicciola Terme (120 msm) la temperatura media annua è leggermente superiore ai 16 °C, con temperature medie invernali di oltre 9 °C ed estive di circa 24 °C. Il mese più caldo è luglio (24,2 °C), mentre quello più freddo è gennaio (8,8 °C). I venti predominanti variano in base alla stagione: in inverno sono il libeccio, il ponente-libeccio e lo scirocco. I venti predominanti in estate e primavera sono la tramontana ed il grecale. Come i venti anche l'umidità varia in base alla stagione: in inverno, in presenza di libeccio e scirocco e quindi con piogge frequenti l'umidità media è del 63%, tuttavia nelle giornate con venti dei quadranti settentrionali l'umidità si riduce sensibilmente come anche in primavera.



Le acque termali dell'Isola d'Ischia sono ben conosciute ed utilizzate fin dall'antichità. Già i primi coloni Euboici (VIII secolo a.C.), come dimostrano i numerosi reperti archeologici rinvenuti nel sito di Pithecusa e conservati presso il Museo Archeologico di Villa Arbusto a Lacco Ameno, apprezzavano ed usavano le acque delle sorgenti termali dell'Isola. I Greci infatti utilizzavano le acque termali per ritemprare lo spirito ed il corpo e come rimedio per la guarigione dei postumi di ferite di guerra (in epoca pre-antibiotica!) attribuendo alle acque ed ai vapori che sgorgavano dalla terra poteri soprannaturali; non a caso presso ogni località termale sorgevano templi dedicati a divinità come quello di Apollo a Delfi. Strabone, storico e geografo greco, cita nella sua monumentale opera geografica l'Isola d'Ischia e le virtù delle sue sorgenti termali (Geograph. Lib. V). Se i Greci furono i primi popoli a conoscere i poteri delle acque termali, i Romani le esaltarono come strumento di cura e relax attraverso la realizzazione di Thermae pubbliche ed utilizzarono sicuramente e proficuamente le numerose sorgenti dell'Isola (come dimostrano le tavolette votive rinvenute presso la Sorgente di Nitrodi a Barano d'Ischia, dove sorgeva un tempietto dedicato ad Apollo ed alle Ninfe Nitrodie, custodi delle acque) anche senza fastosi insediamenti; nell'Isola infatti non sono state rinvenute, come invece a Roma ed in altri centri termali dell'antichità, imponenti vestigia di edifici termali probabilmente per le eruzioni vulcaniche ed i terremoti che frequentemente ne hanno violentemente scosso le balze. Il declino della potenza di Roma coincise con l'abbandono dell'uso dei balnea anche ad Ischia: non ci sono infatti tracce dell'uso delle acque nel Medioevo.Di terme e termalismo si riprende attivamente a parlare nel Rinascimento ed un impulso decisivo alla moderna medicina termale venne dato da Giulio Iasolino, un medico calabrese, docente presso l'Università di Napoli, che verso la fine del 1500, affascinato dal clima e dai fenomeni di vulcanismo secondario (fumarole ed acque termali), intuendo le potenzialità terapeutiche del mezzo termale, effettuò un meticoloso censimento delle sorgenti dell'Isola (per la prima volta appare la ricchezza idrogeologica del territorio isolano), ne individuò la composizione delle acque e compì dettagliate osservazione circa gli effetti delle stesse su numerose patologie che affliggevano i suoi contemporanei (nel descrivere la Sorgente del Castiglione, una delle più famose dell'epoca, Iasolino esprime tutto il suo entusiasmo per le acque termali: "Noi ogni dì vediamo operazioni e virtù di quest'acqua così meravigliose e stupende che veramente bisogna credere essere data dal cielo per la salute degli uomini"). Con la pubblicazione del trattato "De Rimedi Naturali che sono nell'Isola di Pithecusa; hoggi detta Ischia" Iasolino liberò le acque termali di Ischia da quell'alone magico che fino ad allora ne aveva condizionato l'utilizzo. Dopo le esperienze di Iasolino, agli inizi del '600, considerando che molte guarigioni si ottenevano con l'uso dei bagni termali e che le cure ad Ischia, abbastanza costose, potevano permettersele solo nobili e ricchi borghesi, un gruppo di nobili filantropi napoletani fece edificare nel comune di Casamicciola il "Pio Monte della Misericordia", "stabilimento termale (per l'epoca) più grande d'Europa", per permettere anche a chi non aveva adeguate possibilità economiche di godere delle qualità terapeutiche delle locali acque termali. Dal '600 alla metà del '900 vennero costruiti in prossimità delle più rinomate sorgenti termali numerosi stabilimenti e strutture ricettive che fecero dell'Isola d'Ischia una rinomata stazione internazionale di cura e soggiorno dove vennero a curare le malattie del corpo, e non solo, personaggi celebri come Giuseppe Garibaldi, dopo la battaglia di Aspromonte, Camillo Benso conte di Cavour, Arturo Toscanini. Dagli anni Sessanta, grazie ad Angelo Rizzoli, l'Isola d'Ischia e le sue acque si aprono ai grandi flussi turistici ed una intensa attività scientifica.



La viticoltura ad Ischia ha origini millenarie. Sulla coppa di Nestore, ritrovata a Montevico Lacco Ameno), è incisa una frase che inneggia al buon vino locale e testimonia che gli Antichi Eubei, che avevano colonizzato l' isola, avevano introdotto la coltivazione della vite e quindi la produzione del "nettare degli Dei". La tecnica di coltivazione, in particolare modo, richiama alla tradizione greca e differisce da quella etrusca usata nel centro Italia e nelle zone interne della Campania. La viticoltura è stata alla base dell'economia isolana per lunghi periodi storici, condizionandone la vita e i costumi degli stessi abitanti. Le colture sull'isola si estendono dalle coste fin sugli irti pendii montani dove cellai e terrazzamenti, costruiti con rinforzi di muri a secco di pietra di tufo verde, consentono la coltivazione della vite. Dal 1500 il vino bianco sfuso veniva esportato via mare verso la terraferma ai principali mercati italiani e stranieri fino in Dalmazia, veniva posto in "carrati" trasportati dalle vinacciere (barche a vela). Dal 1955 a oggi il cambiamento dell'economia isolana è stato radicale. Lo sviluppo rapido del turismo, che è diventato la principale risorsa economica dell'isola, ha indebolito e in parte cancellato il passato culturale di una tradizione che andava protetta e salvata.



Nel 6 d.C. l’imperatore Augusto restituì l’isola a Napoli in cambio di Capri. Ischia soffrì le invasioni barbariche e fu prima conquistata dagli Eruli e successivamente dagli Ostrogoti per essere infine annessa, attorno alla metà del VI secolo, all’Impero romano d’Oriente (a seguito della guerra gotica). I bizantini consegnarono l’isola a Napoli nel 588 e nel 661 veniva amministrata da un conte fiduciario del duca di Napoli. L’area fu devastata dai Saraceni nell’813 e nell’847; nel 1004 fu occupata da Enrico II di Germania; il re normanno Ruggero II di Sicilia la conquistò nel 1130 e ne affidò l'amministrazione a un don Alduino de Candida primo Conte d’Ischia dei normanni; l’isola fu saccheggiata dai Pisani nel 1135 e nel 1137 e successivamente passò nelle mani degli Svevi e degli Angioini. Dopo i Vespri siciliani nel 1282, Ischia partecipò alla rivolta riconoscendo come sovrano Pietro III d'Aragona, ma fu riconquistata dagli angioini l’anno seguente. Nel 1284 fu riconquistata dalle truppe aragonesi e Carlo II d'Angiò non fu in grado di riottenerne il controllo fino al 1299.

Come conseguenza dell’ultima eruzione verificatasi nel 1301, la popolazione si rifugiò a Baia dove rimase per 4 anni. Nel 1320 Roberto d'Angiò e la moglie Sancia visitarono l’isola e furono ospitati da Cesare Sterlich, che dalla Santa Sede era stato mandato da Carlo II a governare l’isola nel 1306 e che aveva, al tempo, quasi 100 anni.

Ischia soffrì molto del conflitto tra la casata degli Angiò e quella dei Durazzo. Fu assoggettata da Carlo Durazzo nel 1382, riconquistata da Luigi II d'Angiò nel 1385 e occupata nuovamente da Ladislao di Durazzo nel 1386; fu saccheggiata dalla flotta dell’Antipapa Giovanni XXIII sotto il comando di Gaspare Cossa nel 1410 solo per essere ripresa l’anno seguente da Ladislao. Nel 1422 Giovanna II d'Angiò diede l’isola al figlio adottivo Alfonso V d'Aragona ma, quando questi cadde in disgrazia, la riprese con l’aiuto di Genova nel 1424. Nel 1438 Alfonso rioccupò il castello, cacciò tutti i cortigiani e gli uomini atti alle armi, annettendo l'isola alla Corona d'Aragona. Incoraggiò le unioni matrimoniali fra i propri soldati le mogli e le figlie di quelli espulsi. Diede l’avvio ai lavori di costruzione di un ponte che collegasse il castello al resto dell’isola e scavò una grande galleria. Entrambe le realizzazioni sono visibili ancora oggi. Nel 1442 diede l’isola a una delle sue favorite, Lucrezia d'Alagno che, una volta al potere, delegò il governo al genero, Giovanni Torella. Alla morte di Alfonso, nel 1458, l’isola venne proditoriamente restituita alla casata angioina. Cacciato il Torella da Alessandro Sforza per ordine di Ferdinando I di Napoli l’isola venne amministrata per un breve periodo (1462-1464), da Garceraldo Requesens. Nel 1464, a seguito di alcune agitazioni popolari a favore di Torella, fu nominato governatore Marino Caracciolo.

Nel febbraio 1495, con l’arrivo di Carlo VIII, Ferdinando II approdò sull’isola e prese possesso del castello e, dopo aver ucciso il castellano traditore Giusto di Candida con le sue stesse mani, lasciò il controllo dell’isola a Innico d'Avalos, marchese di Pescara e Vasto, che difese abilmente l’isola dalla flottiglia francese. Fernando e la sorella Costanza, giunta assieme a lui, diedero origine alla dinastia D’Avalos che avrebbe retto la signoria dell’isola nel corso del XVI e XVII secolo.



Il territorio dell'isola è stato caratterizzato negli ultimi decenni (anche a causa del forte sviluppo turistico) da una forte pressione antropica che ha portato a problematiche di abusivismo edilizio e in alcuni casi di degrado ambientale (notizia del 30/06/06).

Alcune inchieste hanno portato alla luce situazioni estreme, come ad esempio quella nel comune di Forio, in cui a fronte di 17.000 abitazioni sono state presentate 19.000 richieste di condono edilizio[4]. Il recente cedimento di una palazzina priva di permesso di costruire, con la morte di quattro persone, ha riportato di grande attualità questa annosa questione[5]. Nell'isola inoltre la rete fognaria e l'unico depuratore non riescono a coprire che una piccola parte del territorio.

Nell'estate 2007, in seguito alla rottura di alcuni cavi Enel che collegano Cuma con Lacco Ameno, nel mare dell'Isola è stato rilevato dall'Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale della Campania (ARPAC) presenza di Policlorobifenili, sostanza tossica nonché cancerogena, 1860 volte superiore ai limiti consentiti dalle legge. Da allora non è stato effettuato nessun intervento di bonifica.



L’isola d’Ischia ha conosciuto un notevole sviluppo economico a partire dalla fine degli anni ’50 grazie alla nascita dell’industria del turismo. Oltre alla conformazione naturale e all’eredità storica che rende l’isola meta privilegiata dei turisti, buona parte del suo successo è dipeso dalla presenza di numerosissime sorgenti termali, conosciute ed utilizzate fin dalle epoche più remote (ne danno testimonianza numerosi scrittori greci e latini). Tali sorgenti furono descritte e analizzate sistematicamente dal medico ed idrologo calabrese Giulio Iasolino, che nel 1588 diede alle stampe il De' rimedi naturali che sono nell'isola Pithaecusa, hoggi detta Ischia che ad oggi rappresenta il primo trattato di idrologia medica. Attualmente più del 70% dei 289 alberghi ha annesso lo stabilimento termale e ben 122 sono gli stabilimenti convenzionati con il Servizio Sanitario Nazionale (SSN). La ricettività alberghiera ed extra-alberghiera è di circa 40 mila posti letto; gli alberghi sono 289 e gli esercizi di fittacamera sono oltre 2 mila, pari ad oltre un terzo dell'intera ricettività turistica della Regione Campania. Le presenze turistiche superano dal 1989 le 4 milioni di unità, di cui oltre il 60% straniere. Il fatturato diretto ed indotto supera i 250 milioni di euro annui, gli addetti al settore turistico si aggirano sulle 6.000 unità.



Altri settori economici preponderanti sono l’agricoltura e la pesca. L’agricoltura è stata per anni la principale fonte di sostentamento, prima del boom turistico, anche se oggi la maggior parte dei terreni è incolta a causa della profonda crisi che si trascina da anni nel settore, dovuta sia al grande sviluppo del turismo, che ha reso l’agricoltura un settore poco redditizio, sia all’andamento altalenante dei prezzi dell’uva e dei vini. L’abitato costiero per eccellenza, quello di Forio, è sempre stato soprattutto il principale distretto agrario. Il suolo, assai fertile, permette colture variate: in primis la vite, che dà vini rinomati, olivi e agrumi, oltre che cereali, castagni, ortaggi e frutta. Tradizionalmente la pesca e la marineria sono sempre state attività di minor rilievo, sebbene l'isola sia, specie sul versante costiero settentrionale, ricca di approdi e spiagge. Il versante settentrionale, le cui coste basse scendono dolcemente sotto il livello del mare con un'ampia piattaforma costiera, fino ai 200m., si apre su un tratto di mare favorevole alla pesca mentre le coste orientali, prive di approdi, e soprattutto quelle meridionali, subito al largo delle quali il mare raggiunge notevoli profondità (più di 500m), sono meno favorite. Queste caratteristiche hanno fatto in modo che Ischia Ponte divenisse nei secoli il centro peschereccio per eccellenza, in cui risiede poco più della metà dei pescatori, mentre il resto è sparso negli altri centri, in primis Forio, seguita da Sant'Angelo, Testaccio e Lacco Ameno. Il periodo più favorevole per la pesca è quello estivo da maggio ad ottobre, tuttavia parecchi pescatori abbandonano da giugno ad agosto le acque della Campania, migrando temporaneamente verso il pescoso medio ed alto Tirreno. Alcune limitazioni nella pesca si sono avute con l'istituzione, mediante la legge 394/91[6], di un'area marina protetta denominata Regno di Nettuno che interessa i fondali marini prospicienti le isole di Procida, Vivara e Ischia.









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