BIN LADEN: ACCUSA LEADER ARABI,COMPLOTTO CON OCCIDENTE

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Tommy.74
00sabato 14 marzo 2009 15:40


DUBAI - Il leader di al Qaida Osama Bin Laden ha accusato alcuni leader arabi di complottare con l'occidente contro i musulmani, nel nastro audio trasmesso da al Jazira.

"E' chiaro che alcuni dirigenti arabi sono stati complici dell'alleanza crociata e sionista contro il nostro popolo. Sono dirigenti che l'America definisce 'moderati' ", dice Bin Laden nella registrazione senza citare i leader ai quali si riferisce.

A GAZA UN OLOCAUSTO
Il leader di al Qaida Osama Bin Laden nel suo messaggio audio ha parlato di quello che ha definito "l'olocausto di Gaza", che, ha detto, è stato "un fatto storico importante e doloroso" e ha aggiunto che "la strada verso al Aqsa (Gerusalemme) ha bisogno di comandanti sinceri".

Nella registrazione, la cui autenticità non può essere provata, il leader di al Qaida ha chiesto ai credenti "di sostenere i mujaheddin in Iraq" affinché possano "liberare la terra di Mesopotamia". In tal modo, ha detto, si potranno compiere "due missioni", ovvero "sconfiggere la grande alleanza dei sionisti e in seguito lanciarsi dall'Iraq verso la Giordania, "dove ci sono i migliori e maggiori fronti", e quindi, in una fase successiva, verso la regione della Cisgiordania e "aprire i confini con la forza, per poter liberare tutta la Palestina". E' necessario, ha quindi aggiunto, "preparare le liste degli ipocriti, di coloro che spingono gli altri al tradimento e dei loro mezzi di informazione", nonché ammonire "la Nazione" araba e islamica "sul pericolo che essi rappresentano".

fonte

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Tommy.74
00mercoledì 23 settembre 2009 14:51
AFGHANISTAN: NUOVO ATTACCO A ITALIANI, FERITO UN PARA'


ROMA - Attacco ad una pattuglia di militari italiani nella provincia di Herat: un parà è rimasto ferito, in modo non grave. Dopo una settimana dalla strage di Kabul e a pochi giorni dall'avvicendamento tra la Folgore e la Brigata Sassari sale la tensione anche nell'ovest dell'Afghanistan, dove la minaccia di talebani, trafficanti di droga e criminali comuni, avvertono gli 007, è sempre altissima.

L'ATTACCO - E' avvenuto stamani, mentre le forze di sicurezza afghane e i militari italiani erano impegnati in un'operazione congiunta di controllo del territorio nella località di Shindad, nella parte meridionale della provincia di Herat, a ridosso di quella ad altissimo rischio di Farah.

UN FERITO - C'é stato un violento scontro a fuoco con gli 'insorti' ed un paracadutista è rimasto "lievemente ferito ad un braccio", dicono al comando del contingente italiano ad Herat. Subito soccorso, è attualmente ricoverato presso l'ospedale militare di Herat: a quanto pare avrebbe riportato la frattura del gomito destro. Quanto prima dovrebbe essere rimpatriato.

SHINDAND - L'area di Shindand è una di quelle segnate in rosso sulle mappe del contingente italiano: i warning, cioé gli allarmi, che riguardano questa zona sono quotidiani. Secondo una di queste ultime segnalazioni di intelligence, i pericoli sarebbero concentrati nell'area a cavallo tra i distretti di Shindand e di Khaki Safed, dove sarebbero attivi due soggetti coinvolti in traffici illeciti e che rifornirebbero di armi un comandante talebano, Abdul Rahim Khan, a sua volta in contatto con elementi vicini a presunti ambienti deviati dei servizi segreti iraniani. Inoltre, un gruppo di insorti composto da 10 estremisti sarebbe impegnato in sequestri di persona, traffico di armi e contrabbando di droga.

PRECEDENTI - Attacchi a militari italiani nell'area di Shindand sono frequenti: tra gli episodi trapelati due attentati con autobomba, uno il 3 luglio scorso, con due feriti lievi, e un altro il 27 marzo, senza feriti; il 9 novembre dell'anno scorso, in un attentato suicida nella stessa zona, morirono due militari spagnoli.

LA POLITICA - "Il presidente Fini chieda al governo di venire in Parlamento per affrontare la discussione sull'Afghanistan e sulla nostra presenza militare in quel Paese", ha detto nell'Aula della Camera Gianclaudio Bressa, vice presidente del Gruppo del PD, informando l'Assemblea del nuovo attentato. "La nostra presenza lì è importante - ha spiegato Bressa - ma il Parlamento deve esprimersi, perché altrimenti i nostri militari rischiano di restare scoperti: la discussione deve servire a fugare tutti i dubbi, anche per tutelare la sicurezza dei nostri militari anche oggi sotto attacco". Il vicepresidente della Camera, Rocco Buttiglione, ha espresso la solidarietà dell'Assemblea al militare ferito stamani auspicandone la "pronta guarigione".

Fonte

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Tommy.74
00domenica 29 novembre 2009 19:52
Bin Laden, il rapporto del Senato « Nel 2001 Usa a un passo dalla cattura»
Il rapporto del Senato americano: «Rumsfeld fermò l'operazione». Il fallimento 3 mesi dopo l'attaco alle Torri




MILANO - Nel dicembre del 2001, Osama Bin Laden era accerchiato e le truppe americane «senza ombra di dubbio» erano vicine alle sua cattura. Il numero uno di Al Qaeda si trovava a Tora Bora, in Afghanistan, ma i vertici militari presero la decisione di non attaccare il suo rifugio con tutte le forze a disposizione. Lo rivela un rapporto che la Commissione per gli Affari Internazionali ha svolto per il Senato dal titolo significativo: «How we failed to get bin Laden and Why it matters today» («Come abbiamo fallito a catturare Bin Laden e perché ciò è importante oggi»). Nel rapporto, pubblicato sul sito del Senato dove sarà presentato lunedì e il cui principale relatore è il senatore John Kerry, si legge che il fallimento nella cattura del leader di Al Qaida tre mesi dopo l'attacco alle Torri Gemelle ha avuto conseguenze terribili sulla lunga distanza e soprattutto ha posto le basi per l'attuale recrudescenza della guerriglia talebana in Afghanistan e per i conflitti interni che sconvolgono il Pakistan. Il dossier imputa all'allora segretario alla Difesa Donald Rumsfeld e all'ex comandante del Centcom, Tommy Franks, una decisione dalle «conseguenze disastrose». Non è la prima volta che Kerry, candidato democratico alla presidenza nel 2004, parla della fallita cattura di Osama Bin Laden già nel 2001. Da anni, il senatore accusa l'amministrazione Bush di essersi fatta sfuggire il leader del terrore sulle montagne dell'Afghanistan, tre mesi dopo l'11 settembre.
LE CONSEGUENZE DELLA MANCATA CATTURA - Nell'introduzione del rapporto che sarà pubblicato lunedì, proprio alla vigilia dell'annuncio del presidente degli Stati Uniti Barack Obama sul «surge» necessario per «finire il lavoro» contro i talebani ed Al Qaeda, John Kerry, presidente della commissione Esteri del Senato, scrive: «Quando siamo andati in guerra meno di un mese dopo gli attacchi dell'11 settembre, l'obiettivo era quello di distruggere Al Qaeda e uccidere o catturare il suo leader, Osama Bin Laden e altri importanti personaggi. La nostra incapacità di concludere il lavoro alla fine del 2001 ha contribuito al conflitto di oggi che mette a rischio non solo le nostre truppe e quelle dei nostri alleati, ma la stabilità di una regione cruciale e instabile».

LE ACCUSE - Ancora, il rapporto commissionato dal senatore Kerry, ex candidato democratico alla Casa Bianca nel 2004 contro George W. Bush e intitolato «Tora Bora rivista: come abbiamo fallito nel prendere Bin Laden e perché questo importa oggi» denuncia: «Rimuovere il leader di Al Qaeda dal campo di battaglia otto anni fa non avrebbe eliminato la minaccia estremista nel mondo. Ma le decisioni che hanno aperto la porta alla sua fuga in Pakistan hanno permesso a Bin Laden di emergere come potente figura simbolica che continua ad attrarre flussi costanti di denaro e ad ispirare fanatici nel mondo. Il fallimento nel completare il lavoro rappresenta un'opportunità persa che ha alterato per sempre il corso del conflitto in Afghanistan e il futuro del terrorismo internazionale». Il documento - basato anche su dati non classificati del governo e su interviste con partecipanti all'operazione - sostiene con certezza che il leader di Al Qaeda si nascondeva tra le montagne di Tora Bora in un momento in cui gli Stati Uniti avevano i mezzi più che sufficienti per dare avvio a un'operazione rapida con migliaia di uomini. «Osama Bin Laden era a portata di mano a Tora Bora - si legge nel rapporto - Accerchiato in uno dei posti più impervi della terra, lui e centinaia dei suoi uomini resistettero instancabilmente ai bombardamenti americani, quasi a 100 raid al giorno». Il leader di Al Qaeda «si aspettava di morire - rivela ancora il dossier - Le sue ultime volontá e il suo testamento scritti il 14 dicembre riflettevano il suo fatalismo. Diede istruzioni alle moglie di non risposarsi e chiedere scusa ai suoi figli per essersi dedicato al jihad».

Fonte [SM=g8862] [SM=g10253] [SM=g10432]


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